venerdì 14 giugno 2024

Sì all’aborto libero e sicuro.

Ancora una volta il governo Meloni espone il Paese al ridicolo internazionale e all’isolamento rispetto ai grandi paesi come Francia Germania e Stati Uniti. È di poche settimane fa, infatti, la bocciatura da parte di Veerle Nuyts, portavoce della Commissione europea per gli Affari economici, dell’emendamento di Fratelli di Italia al Decreto Pnrr – poi divenuto norma – sull’apertura delle porte dei consultori alle associazioni antiabortiste. Il Parlamento italiano approvava quell’emendamento mentre in Francia si proponeva di introdurre nella Costituzione il diritto all’aborto sicuro. La richiesta del governo italiano di cassare il passaggio nel Documento finale del G7 è, secondo la dirigente sindacale: “Una posizione che delimita ancora più chiaramente l’area internazionale ed europea di riferimento dell’attuale governo italiano che porta il Paese lontano dalla cultura europea di ampliamento dei diritti e delle libertà”. Preoccupazione per la misera figura internazionale, preoccupazione assai forte anche per quel che accade e accadrà nel nostro Paese dove è sempre più difficile non solo accedere al Ssn ma ottenere i diritti sanciti dalla Costituzione e tutelati dalle leggi a cominciare dalla 194 che venne varata dal Parlamento nello stesso anno in cui vide la luce anche la legge che istituì il Servizio sanitario nazionale anch’esso minacciato dal centro destra al governo. “Siamo estremamente preoccupate per le donne italiane – aggiunge la segretaria –perché, nonostante le rassicurazioni verbali, i fatti ci dicono che questo governo chiude i consultori, ostacola l’accesso alle interruzioni di gravidanza, alla contraccezione gratuita, si oppone anche all’inserimento nelle scuole dell’educazione all’affettività nonostante i ricorrenti gravi casi di violenza di genere nel confronti di donne che volevano solo interrompere relazioni infelici”. Continuare a sostenere, come fa Meloni, che nessuno pensa di modificare la 194 non significa nulla ed è una ipocrisia, si può non cambiare la norma ma renderla inapplicabile e inesigibile. La verità è che l’attacco alla libertà e all’autodeterminazione delle donne, così come alla libertà di informazione e di libera espressione delle proprie opinioni, sembra essere diventata pratica ordinaria della maggioranza. Meloni non può anche questa volta, rimanere silente. La richiesta di Ghiglione è chiara: “Chiediamo alla prima premier della storia del nostro Paese di fare chiarezza sulla posizione del governo rispetto al diritto all’aborto libero e sicuro e agli altri diritti delle donne”.

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