mercoledì 13 luglio 2022

Accordi poco rappresentativi, il 78% sono scaduti da anni. Fonte Il Sole 24 Ore.

Il nodo della complessa questione salariale del nostro paese che ha uno dei cunei fiscali sul lavoro più alti, si innesta a sua volta su una situazione generale storicamente complessa perché, come ci raccontano i numeri del Cnel, non esistono solo i contrattoni e chi rinnova i contratti con elevato grado di rappresentatività, sia sul fronte datoriale che sindacale, dentro regole condivise e rivendicabili. Esiste anche il dumping contrattuale, e quindi quello salariale, che è la questione delle questioni, alimentata da accordi siglati da organizzazioni datoriali e sindacali poco rappresentative, che spesso rimangono così, senza più essere discussie rinnovati per anni. Una rielaborazione realizzata da Silvia Spattini di Adapt, sullabase degli ultimi dati disponibili del Cnel, mostra che su 942 contratti del privato esaminati 550 sono scaduti, ossia il 58% del totale. Però, tra quelli siglati da Cgil, Cisl e Uili contratti scaduti sono il 22% ossia 122 su 550, mentre tra quelli siglati da altre organizzazioni il quadro è molto diverso. Su 550 contratti ne risultano infatti scaduti 428, ossia il 78%. Il medione del 58% appare quindi poco rappresentativo dell attività negoziale e dei suoi esiti nelle associazioni datorialie sindacali più rappresentative. Stando alla rielaborazione di Adapt,i contratti vigenti depositati al Cnel sono 959, di cui 17 nel pubblico e 942 nel privato. Su 959 contratti, il 23%, ossia 224, sono siglati dalle Federazioni Cgil, CU e Uil. Il 77% o cioè 735 sono firmati da altre organizzazioni, la cui rappresentanza è molto limitata. Andando a vedere quali sonoi settori dove c è la maggiore proliferazione dei contratti, nella rielaborazione di Spattini emerge che in un settore come terziario, distribuzione e servizi ci sono 23 contratti siglati da Cgil, Cisle Uil e addirittura 213 firmati da altre organizzazioni. Nell edilizia i confederali firmato 10 contratti, le altre organizzazioni 59. Nell ambito istruzione, sanità, assistenza, cultura, enti, Cgil, Cisle Uil sono a 45 contratti, le altre sigle a 85. Qualche numero ancora aiuta re che nella contrattazione non c è nulla di più lontano dall uno vale uno. Secondo i dati del Cnel negli ultimi dieci anni i contratti collettivi nazionali sono cresciuti in modo anomalo e oggi sono ben oltre 900 (quelli depositatia fine maggio erano 959). Va però detto che i primi 54 contratti coprono il 75% dei lavoratori. Questo numero così elevato di contratti, lascia spiragli aperti a quelli al ribasso, siglati da piccoli gruppi di imprese e piccole rappresentanze di lavoratori che si fanno il loro contratto.A soffrirne sono i settori più fragili, come alcuni ambiti dei servizi, tra cui la logisticaoi multiservizi dove si ritrova una giungla di contrattie salarimolto bassi Lavia d uscita, in un paese come il nostro, sembra essere molto più complessa di quella del salario minimo e, come dice il presidente del Cnel, Tiziano Treu, potrebbe essere «una legge sui criteri di rappresentatività, per dare forza ai contratti rappresentativi». Se poi l art. 39 della nostra Costituzione «impedisce di fare un erga omnes generale, però si potrebbe percorrere la via dell erga omnes salariale».

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