mercoledì 17 aprile 2024

25 aprile 2024: Manifestazione nazionale a Milano

Viva la Repubblica antifascista*********************************************** "La ricorrenza del 25 APRILE è il simbolo dell’Italia libera e liberata. Dopo venti mesi di Resistenza armata e un ventennio di dittatura, con uno straordinario tributo di sangue e di dolore finiva l’occupazione tedesca, finiva il fascismo, finiva la guerra e si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società. Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica fondata sul lavoro, sulla solidarietà, sull’inclusione, sui diritti e che, dopo la tragedia della guerra voluta dal fascismo, ripudiava la guerra. Oggi dopo 79 anni è necessario difendere quella storia e quei valori perchè di straordinaria attualità. Contro gli attacchi alla Costituzione che l'attuale Governo di estrema destra sta attuando attraverso l’introduzione del premierato e dell’autonomia differenziata, occorrerà mobilitarsi affermando con forza:” giù le mani dalla Costituzione”. Si rende invece necessario combattere per la piena applicazione della Costituzione in tutte le sue articolazioni, in particolare per far emergere la dignità del lavoro, l'importanza della sanità e della scuola pubblica, contrastando la solitudine sociale che sempre più si sta diffondendo. Rispetto al contesto internazionale, con le guerre in atto e la conseguente crescita della militarizzazione, è urgente mettere in campo azioni politiche e diplomatiche per fermare i massacri delle popolazioni civili ed evitare la crescita esponenziale dei conflitti. È urgente un 25 aprile di liberazione dalla guerra: cessate il fuoco ovunque. Per questo insieme di ragioni è necessario costruire uniti questo 25 aprile come un appuntamento straordinario, per impedire qualsiasi attacco alla nostra democrazia ed alle nostre libertà. PROGRAMMA ORE 14.00: CONCENTRAMENTO AI BASTIONI DI CORSO VENEZIA ORE 14.15: PARTENZA DEL CORTEO ORE 15.30: ARRIVO IN PIAZZA DUOMO CON MUSICHE A CURA DELLA SEZIONE ANPI DEL TEATRO ALLA SCALA ORE 15.35: INTERVENTI INTRODUCE PRIMO MINELLI PRESIDENTE COMITATO PROVINCIALE ANTIFASCISTA GIUSEPPE SALA - SINDACO DI MILANO PIF attore e regista DARIO VENEGONI – PRESIDENTE NAZIONALE ANED Prof. ANDREA RICCIARDI – FIAP PIERPAOLO BOMBARDIERI - SEGRETARIO GENERALE UIL DEBORA MIGLIUCCI - ARCHIVIO STORICO DEL LAVORO GIANFRANCO PAGLIARULO – PRESIDENTE NAZIONALE ANPI ORE 16.45: CONCERTO CONCLUSIVO DI ANPI TEATRO ALLA SCALA COMITATO UNITARIO ANTIFASCISTA CONTRO IL TERRORISMO E PER LA DIFESA DELL’ORDINE REPUBBLICANO

martedì 26 marzo 2024

11 aprile 2024, Sciopero generale di 4 ore per politiche e interventi in materia di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro

Sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per la giornata del 11 aprile 2024, per politiche e interventi in materia di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro e per cambiare la delega fiscale del Governo e definire una diversa riforma per un fisco giusto ed equo. L’astensione avrà una durata pari a 4 (quattro) ore da effettuarsi entro il termine di ogni turno di lavoro, per tutti i settori pubblici e privati anche in appalto e strumentali, tenuti al rispetto della Legge 146/90.

FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL e UILTuCS hanno Sottoscritto con Confcommercio e Confesercenti le due ipotesi di accordo per il rinnovo dei CCNL TDS scaduti dal 31 dicembre 2019.

Care Compagne, Cari Compagni, dopo un negoziato durato più di tre anni ed una fase no-stop sviluppatasi nelle giornate del 21 e del 22 marzo 2024, FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL e UILTuCS hanno sottoscritto con Confcommercio e Confesercenti le due ipotesi di accordo allegate per il rinnovo dei CCNL TDS scaduti dal 31 dicembre 2019. Procedure di rinnovo, commissione permanente per le pari opportunità, congedi per donne vittime di violenza di genere, causali di assunzione con contratto a tempo determinato, assistenza sanitaria integrativa, classificazione, congedo parentale e, naturalmente, aumenti retributivi sono i temi sui quali le parti hanno pattuito soluzioni volte ad aggiornare l’apparato normativo di due CCNL fra i più applicati in Italia.

martedì 19 marzo 2024

ll governo italiano sigla accordi economici con l’Egitto, scorda Giulio Regeni.

Il governo italiano sigla accordi economici con l’Egitto, scorda Giulio Regeni e non chiede il rispetto dei diritti umani. L’analisi Di Mabel Grossi, Cgil SIMONA CIARAMITARO 18 marzo 2024 • 18:07 “E’ l’ennesimo affronto alla famiglia Regeni”, alla vigilia dell’udienza per l’uccisione di Giulio che vede sul banco degli imputati agent dei servizi segreti egiziani, benché in contumacia. Mabel Grossi, funzionaria dell’Area politiche internazionali della Cgil, definisce così gli accordi siglati dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, insieme con la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e i leader politici di Belgio, Austria, Grecia e Cipro. “Gli interessi economici legati all’energia hanno avuto il sopravvento sui diritti umani”, dice Grossi parlando di quella che noi vogliamo definire un assegno in bianco in favore dell’Egitto. Gli accordi, avrebbero lo scopo dichiarato di 'elevare il partenariato strategico tra Ue ed Egitto' e prevedono finanziamenti per 7,4 miliardi di euro in 3 anni, con seicento milioni in sovvenzioni, di cui 200 milioni per la gestione delle migrazioni (sicurezza ai confini, formazione di manodopera qualificata, misure per favorire la migrazione legale e scoraggiare quella illegale), cinque miliardi di euro erogati in forma di prestiti agevolati per progetti bilaterali; 1,8 miliardi di euro per ulteriori investimenti, a valere sul Piano di investimenti per l'economia del vicino sud. Sei le priorità, hanno spiegato i contraenti: “stabilità, democrazia, libertà fondamentali, diritti umani, uguaglianza di genere e pari opportunità", stabilità economica, transizione verde e digitale in campo energetico, migrazioni, sicurezza, formazione e scambi per preparare manodopera qualificata per Africa ed Europa. QUESTIONE DI DENARO, NON DI DIRITTI Per Grossi è inaccettabile che il governo svolga negoziazioni con un Paese che non si può certo dire sicuro: “Non vi sono sindacati indipendenti, L’Etuf è il sindacato di regime ed è l’unico riconosciuto. In Egitto ci sono centinaia di prigionieri politici e condannati a morte. Giusto in queste settimane abbiamo ricevuto richieste di solidarietà da parte dei lavoratori della fabbrica tessile di Mahalla Kubra, dalla quale erano partite le proteste che hanno portato alla Primavera araba del 2011. Gli scioperi in corso per le condizioni di lavoro e la mancanza di rappresentanza sindacale vengono represse dalle autorità governative”. Visti anche nel contesto del Piano Mattei gli accordi risultano “inaccettabili”. La supremazia degli interessi economici è evidente, spiega Grossi ricordando che “L’Eni “detiene il 30% delle risorse globali di gas egiziano e un terzo suoi profitti arriva proprio dal gas dell’Egitto”. TRA GAZA E IL MAR ROSSO Sul versante dell’immigrazione, il modello ricalca quello degli accordi con Algeria e Tunisia, con la differenza che l’Egitto non è un fulcro per le partenze e i transiti dei migranti. “L’ottica rimane quella neocolonialista e non contempla il rispetto dei diritti umani, sindacali”, prosegue Grossi, per poi giungere al tema della crisi Mediorientale: “Il tutto è ancora più preoccupante alla luce della catastrofe umanitaria a Gaza, al largo della quale, inoltre, non scordiamoci che c’è un giacimento di gas”. L’Egitto fa la parte cerchiobottista tra l’Occidente e il mondo arabo. “Al Sisi non vuole in nessun modo gestire gli sfollati palestinesi – conclude la funzionaria della Cgil – e il governo italiano va a sostenere un regime che non sembra volere aprire corridoi umanitari. Senza contare che nella crisi del Mar Rosso stiamo combattendo ‘per prossimità’ contro l’Iran con l’approvazione del Parlamento. Non mi stupirei che negli accordi tra Italia ed Egitto ci fosse anche un capitolo legato alla difesa, visto che stiamo comunque partecipando alla coalizione internazionale. Tutto questo è drammatico: il processo Regeni va avanti, ma gli interessi sull’energia hanno il sopravvento”.

venerdì 8 marzo 2024

La consapevolezza è la forza delle donne.

ROBERTA LISI 8 marzo 2024 Lo dicono i numeri, la cultura italiana è ancora inquinata da stereotipi e discriminazioni. La maternità è auspicata a parole ma nulla si fa per consentire alle donne di scegliere davvero cosa è meglio per sé stesse, nemmeno se avere figli e quanti visto che la maternità è ancora un ostacolo all’occupazione e al lavoro dignitoso. Un 8 marzo di riflessione, rivendicazione e lotta perché quello del prossimo anno sia migliore. Ne parliamo con Lara Ghiglione, segretaria nazionale della Cgil. Partiamo dalla Francia, andiamo a Parigi. È stato annunciato, lo ha fatto il presidente della Repubblica francese Macron che verrà inserita in Costituzione l'autodeterminazione delle donne sul proprio corpo. È una buona notizia per le donne francesi, speriamo che per imitazione possa diventarlo anche per quelle italiane. Purtroppo in Italia siamo assai lontane da questo obiettivo e ci allontaniamo sempre più. Aumenta il fenomeno dell’obiezione di coscienza e nei singoli territori accedere all’Interruzione volontaria di gravidanza è sempre più difficile. E dall’insediamento del governo Meloni le cose sono ulteriormente peggiorate e riscontriamo proprio un'emergenza. Ad avvio legislatura il centro destra ha presentato delle proposte di legge per riconoscere i diritti civili all'embrione che, per fortuna al momento, non sono state esaminate. Ma certo non stanno fermi, hanno avviato in diversi territori una raccolta di firme per una proposta di legge che, tra le altre cose, imporrebbe alle donne che decidono di interrompere una gravidanza di ascoltare il battito cardiaco del feto come è già stato fatto in altri Paesi. Questo dimostra anche che le destre a livello internazionale stanno attaccando proprio l'autonomia, l'autodeterminazione, la libera scelta delle donne. Siamo preoccupate, è evidente che esiste una regia dietro questi movimenti. Oggi 8 marzo e anche nei prossimi giorni faremo rumore e il nostro rumore coprirà la retorica di chi si professa dalla parte delle donne ma poi, nei fatti, agisce nel modo contrario, rendendole sempre più marginali e privandole di ogni opportunità. Spostiamoci ma rimaniamo sempre all'estero, andiamo a Bruxelles: il Parlamento aveva prodotto un bel testo di direttiva di attuazione della Convenzione di Istanbul, ma nel passaggio verso la Commissione sono stati eliminati due punti importanti, quello che affermava che se “dico no è stupro” e quello sulle molestie nei luoghi di lavoro. È estremamente grave ciò che è accaduto. Sarebbe stato grave se la direttiva approvata dal Parlamento europeo non avesse contemplato questi passaggi, ma il fatto di averli prima contemplati mentre poi sono stati rimossi dalla Commissione, cioè dai governi, è ancora più grave. Anche in questo caso l'autodeterminazione della donna e la scelta di dire no viene svalorizzata, e si apre la porta al considerare alcuni elementi invece che come aggravanti come “concorso di colpa”, penso a chi afferma che se la donna vittima di stupro aveva bevuto è da considerarsi un po’ meno vittima, o alla vittimizzazione secondaria che, nonostante siano passati decenni dal processo per stupro del 1979, ancora è assai diffusa anche nei nostri tribunali. Un testo che dichiara esplicitamente che in assenza di un consenso esplicito l'atto sessuale è stupro era fondamentale ed è fondamentale. E assai grave è lo stralcio delle molestie sul lavoro. Sappiamo bene che è un fenomeno ampio, sottovalutato e sottostimato, perché la ricattabilità delle donne nei contesti di lavoro dovuto alle precarietà, al lavoro povero, alla paura di essere categorizzate rende difficile denunciare. Ed è evidente che non essendoci una fattispecie di reato specifica nel nostro Paese, è fondamentale l'inserimento di quell'articolo nella direttiva per evidenziare che questa è una forma di violenza che ha delle sue caratteristiche, che danneggia fortemente le donne nei contesti di lavoro. Insieme ai sindacati europei stiamo sostenendo alcune parlamentari europee, a partire da quelle italiane affinché si torni alla versione originaria. Scendiamo in Italia e parliamo di lavoro, o meglio di lavoro negato, perché se guardiamo alle statistiche ci si accorge che l'Italia è ultima in Europa per occupazione femminile. Non solo, esiste una divaricazione terribile nel paese tra nord e sud, proprio per occupazione femminile. E quando le donne lavorano, nella stragrande maggioranza dei casi il lavoro è povero, precario, part time. Negli ultimi giorni sono stati pubblicati uno studio dell'Ufficio studi della Camera, uno del Civ dell’Inps, l’Istat, e poi classifiche internazionali, i dati non mancano. E non mancano nemmeno le normative, abbiamo i dati e abbiamo le leggi per la parità occupazionale e salariale e allora perché da un anno all'altro non succede niente? Perché nella prassi non viene fatto ciò che serve per migliorare le condizioni delle donne. Faccio degli esempi. Qualche giorno fa il governo ha deciso di eliminare la condizionale del 30% di femminile nei bandi finanziati dal Pnrr. Allora la retorica reiterata ogni 8 marzo sul valore del lavoro delle donne è vuota e serve solo a lucrare un po’ di consenso. Ancora, se la discriminazione che limita l'entrata e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro è dovuta in gran parte alla maternità, allora la prima cosa necessaria sono gli asili nido, e che senso hanno i bonus se gli asili non ci sono in metà del territorio italiano, proprio quello dove si registra il tasso più basso di occupazione femminile? Che senso ha istituire il congedo genitoriale per gli uomini ma solo per 10 giorni? Ancora, che senso ha incentivare le ragazze allo studio delle materie Stem quando le imprese, nonostante le laureate con voti più alti dei ragazzi, continuano a preferire gli uomini? Se prima non rimuoviamo le discriminazioni in entrata, avremo tante laureate nelle materie Stem con 110 e lode, ma si continuerà a assumere gli uomini. Gli investimenti nel lavoro delle donne non ci sono, si continua con la politica dei bonus e non si investe sui servizi pubblici, sul congedo paritario, non si investe sulle cose necessarie a far diminuire i divari. E per di più gli strumenti di misurazione del lavoro delle donne, il report biennale per le aziende con più di 50 dipendenti, non vengono redatti nemmeno quando c'è l'obbligo; mancano i controlli e soprattutto non ci sono sanzioni se si dichiara il falso. Insomma, la realtà ci dice che si fa molta retorica ma non si interviene realmente per modificare la situazione. Quello che hai descritto è un Paese con normative buone, dibattito sindacale e accademico elevato che si scontra con una realtà terribile fatta di stereotipi che discriminano le donne nel lavoro e non solo. Questo governo sta operando alla demolizione di questi stereotipi o, in maniera magari subdola, li sta rafforzando? Li sta rafforzando, e in maniera esplicita. Quando si affronta la questione demografica, che pure è reale, si pone l’accento solo sulla maternità, colpevolizzando le donne, riconoscendo il loro valore solo come madri, si sta riportando la cultura del Paese, che speravamo passata, che assegnava alle donne un ruolo -almeno prevalentemente - riproduttivo, e a gli uomini un ruolo produttivo. Così l’occupazione femminile torna a essere marginale, non un valore in sé ma di supporto all'economia della famiglia, incentivando quella segregazione orizzontale che vuole le donne concentrate in quei settori afferenti alla cura. Ricordo che Meloni ha cambiato il ministero delle Pari opportunità nel dicastero della Famiglia, della natalità, delle pari opportunità. Un nome, un programma! Per aumentare la natalità occorre aumentare l’occupazione femminile e migliorare la qualità del lavoro. E attivare strumenti di condivisione genitoriale che consentano alle coppie di assumersi la responsabilità condivisa di fare figli. Sembra di essere tornati alla stagione delle donne fattrici dei figli per la patria. Ma allora il punto vero è quello della rottura degli stereotipi e della modificazione della cultura, che fare? Abbattere gli stereotipi attraverso la cultura del rispetto delle diversità. È fondamentale non solo per le donne, ma anche per quegli uomini che vogliono vivere la genitorialità senza essere a loro volta vittime di quegli stessi stereotipi. Esiste proprio un pregiudizio di base nella nostra cultura che è lo stesso che fatichiamo a sradicare rispetto al tema della violenza, nonostante siano passati decenni da quando lo stupro era rubricato come delitto contro la pubblica morale, o esistevano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Più passa il tempo e più, sbagliando, pensiamo che si allontani la cultura patriarcale. Non è così, purtroppo. In realtà quando osserviamo l’età giovanissima dei carnefici e delle vittime di stupro e femminicidio, penso ai casi di Palermo o di Caivano, di Giulia Cecchettin, non possiamo non capire che la cultura del possesso, dell’oggettivizzazione delle donne, del predominio maschile si continua a tramandare di generazione in generazione. È questo è il lato più preoccupante di questi episodi ultimi di violenza. Occorre, certo, intervenire nelle scuole con l’eduzione all’affettività e al rispetto delle differenze, ma non è sufficiente. Bisogna sostenere le famiglie, che spesso sono sprovviste di quella consapevolezza e anche della capacità di affrontare i problemi quando emergono. Ma poi dobbiamo agire anche nei luoghi di lavoro rispetto alle molestie. Non solo per tutelare le occupate: i lavoratori e le lavoratrici sono anche partner dentro una coppia, sono genitori. Occorre affermare ovunque la cultura del rispetto delle differenze e della non violenza. Occorre cambiare la cultura di marginalizzazione della donna, il lavoro e la qualità del lavoro sono fondamentali. Se una donna viene pagata meno del collega il messaggio implicito è che vale meno, che la sua professionalità vale meno, che la sua intelligenza vale meno. Se non teniamo insieme tutti questi aspetti l'obiettivo non lo raggiungeremo. Ma confido nella forza delle donne. Vedo molta consapevolezza nelle giovani generazioni. Sono convinta che moltissime donne, in forme diverse, prenderanno parola, riempiranno piazze e strade, faranno rumore per costruire un Paese diverso.

martedì 27 febbraio 2024

Sicurezza sul lavoro, un tavolo “inadeguato”

Landini duro dopo l’incontro col governo: “Molto lontani da nostre richieste”. Sindacati: serve la parità di trattamento economico e normativo negli appalti. “Siamo molto lontani da quello che abbiamo chiesto. Le risposte avute oggi non sono adeguate e abbiamo intenzione di proseguire, sotto tutte le forme possibili, con la mobilitazione”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell'incontro a palazzo Chigi sulla sicurezza sul lavoro. “Sono mesi che non si confrontano, ci incontrano oggi per dirci che alle 15.30 vanno in consiglio dei ministri con testi che hanno discusso solo loro. Così non va bene”, afferma parlando di “un incontro non all'altezza sia per il metodo sia per il merito: ci sono cose che non costano e continuano a non fare”. Diverse le richieste avanzate dal leader della Cgil durante il tavolo in Sala Verde: “Abbiamo rivendicato la reintroduzione per decreto della parità di trattamento economico e normativo, cancellata nel 2023, per i lavoratori in tutti gli appalti pubblici e privati, indipendentemente dall’impresa in cui sono dipendenti, estendendo e migliorando così le tutele garantite dal codice degli appalti, ora previste solo per il pubblico”. “Inoltre - ha aggiunto Landini - abbiamo chiesto: una patente a punti per determinare l’accesso delle imprese alle gare d’appalto pubbliche e private; l’obbligo del cartellino identificativo per l’ingresso nei cantieri; la realizzazione di un libretto digitalizzato delle imprese che registri investimenti sulla sicurezza e infortuni; l’estensione del certificato di congruità della manodopera e dei tempi di realizzazione in tutti i cantieri ed in tutti i settori; l’assunzione degli ispettori del lavoro, e assunzioni anche nei servizi di medicina del lavoro territoriali”. Infine, per il segretario generale della Cgil “è indispensabile il superamento del subappalto a cascata e l’obbligo di formazione per il lavoratore prima di essere adibito a qualsiasi mansione. Vanno estese le elezioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e anche verso i nuovi assunti”. Inoltre “va abolita la legge Bossi Fini - prosegue - che permette nei fatti lo sfruttamento dei lavoratori migranti. Vanno rafforzate le sanzioni, anche penali, verso le imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza”. In conclusione Landini ha poi ribadito: “Gli incentivi o finanziamenti alle imprese che non rispettano norme e non applicano i corretti contratti nazionali di lavoro non vanno erogati”.

giovedì 22 febbraio 2024

Landini al governo: “Sulla sicurezza basta chiacchiere”

Il segretario generale della Cgil a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove hanno perso la vita 5 operai. Il video dell’intervento dal palco “Chiediamo che si apra una trattativa seria, di annunci, di chiacchiere ne ho già sentite anche troppe”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, appena arrivato insieme al segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, davanti al cantiere di via Mariti a Firenze dove il 16 febbraio scorso hanno perso la vita 5 operai. A margine del presidio indetto dai sindacati nel capoluogo toscano, uno delle decine di presidi che si sta svolgendo in questa giornata di mobilitazione in tutta Italia con sciopero di due ore a fine turno di edili e metalmeccanici, Landini ha parlato con la stampa. Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. "Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz'ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un'ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c'è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini. “Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l'impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”. “Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”. “Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.

lunedì 19 febbraio 2024